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17 November 2012

Omilia -- XXXIII Domenica del Tempo Ordinario

While I am here at San Clemente, I have to preach in Italian about every other work.  Fortunately, we have some Italian employees who kindly correct my Italian.  It is exceedingly difficult to preach in a language that is not your own.  I feel constricted by not being able to express myself as well in Italian.  It usually causes me to be much briefer (much to the relief of the people here, I am sure).  To read  my Homily for the 33rd Sunday of Ordinary Time (in Italian) click the "read more" button below:

Negli Stati Uniti ci sono un serie di libri chiamati «Lasciato Dietro», in Italiano. Questi libri narrativi parlono della vita al fine del mondo, l’Apocalisse. Essi sono molto popolari dei popoli, particolarmente dei Protestanti Evangelici. I Protestanti credono, ad un’interpretazione molto letterale delle Scritture, e cioè durante la fine del mondo, i giustificati saranno innalzato, ma coloro che non sono giustificati saranno lasciati dietro. Per coloro che saranno lasciati dietro, ci sarà un tempo di sconvolgimento, turbamento, e violenza. Da questo punto di vista, la fine del mondo è soltanto un tempo di paura e terrore. Ma, Le Scritture non sono solamente una sfera di cristallo, attraverso le quali noi possiamo vedere il futuro. Anzi, sono la rivelazione degli atti di Dio nel creato per la salvezza dell’umanità.

Il Vangelo di Marco è meglio capito non come una predizione del futuro, ma un’asserzione teologica della natura della salvezza. Che si possa capire questo, vorrei concentrarmi su due frasi nel Vangelo di Marco che abbiamo udito oggi.

Nel primo, Gesù disse, «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.» Nel Vangelo di Giovanni, noi abbiamo imparato che Il Verbo è Dio, e «il mondo fu fatto per mezzo di lui». Anche, per mezzo del Verbo, il mondo si è salvato. Le sue parole—i suoi verbi—non passeranno, perché Il Verbo non passerà mai.

Voglio dire che l’incarnazione di Gesù—e la sua Passione, Morto, e Risurrezione—sono fondamentali per l’evento nella storia umana. Ma, non è soltanto storico. Perché Gesù è il Verbo di Dio, è una persona divina, gli eventi della sua vita sono toccati dell’eternità. La Vita di Gesù non ha mai fine, ma sempre un inizio.

Nel secondo, Gesù parla della parabola dalla pianta di fico. Il fiorire della pianta di fico è un segno della fine della primavera. Ma la pianta di fico non fiorisce soltanto una volta dopo muore, anzi, essa fiorisce ogni anno.

Insieme, questi brani del Vangelo ci mostrano che quando consideriamo brani riguardo la fine del mondo, non dobbiamo preoccuparci dei particolari, perché in essi si ricorda che il Signore è con noi nei turbamenti della nostra epoca. Quindi come la pianta che fiorisce ogni anno, il tumulto oggi è un segno che noi abbiamo bisogno di Dio. Non solo singolo come individuo, ma per tutta la società. Allo stesso tempo sappiamo per fede che Dio è con noi nelle nostre difficoltà, come Il Padre era con il Figlio durante la sua crocifissione.

In altre parole, la descrizione della fine del mondo nelle Sacre Scritture non mette paura, ma da speranza. La Speranza non per domani, ma per oggi. Il Nostro Signore Gesù Cristo è con noi, particolarmente nell’Eucaristia. Il mondo sembra lontano da Dio ma egli è più vicino a coloro che credono in lui. Abbiamo fiducia nel Signore, perché Lui non passerà.

Non vi preoccupate se questo segno o quel segno rappresenta la fine del mondo. Il mondo sta finendo. Vi preoccupate se siete saggi in Cristo, se avete indotto gli oltre alla giustizia del Dio. Quindi più cresce la fede, la carità, la speranza, e più risplenderete come le stelle del firmamento per sempre. Proprio risplende come la grazia del Dio.